Pubblichiamo, di seguito, la Mozione conclusiva approvata dall'Esecutivo Nazionale della Fegica Cisl, riunito a Roma il 26 settembre scorso.
Il Comitato Esecutivo Nazionale della Fegica, chiamato a discutere sugli argomenti posti all’ordine del giorno dalla relazione introduttiva -Il Potere della paura- messa a punto dalla Segreteria generale, ne approva i contenuti e fa’ proprie le strategie ivi contenute.
Nello specifico l’Esecutivo ritiene che la Categoria attraversi una fase estremamente delicata della propria vita e che, proprio per questo, è necessario che il Sindacato moltiplichi i suoi sforzi per ricostruire occasioni e possibilità, per i singoli Gestori, di sviluppo e crescita dell’attività in un quadro che non sia mortificato dalla volontà, dell’industria petrolifera, di cancellare ogni diritto ed ogni legittima aspettativa.
Proprio per questo occorre definire una strategia che sappia coniugare il rilancio dell’iniziativa sindacale con un auspicabile ripresa del confronto con le Aziende sulla base di una “pari dignità”, con il Governo e il Parlamento che troppo spesso hanno “scelto” di immolare la nostra Categoria sull’altare di una non meglio definita competitività del sistema distributivo; una competitività che manca dei presupposti fondamentali perché la sua “costruzione” è stata demandata ad un solo soggetto -industria petrolifera- che ha scelto di usare gli strumenti messi a sua disposizione dalle norme per costruire un’ipotesi di nuovo assetto della rete contrario agli interessi non solo della Categoria, ma dei cittadini tutti.
Un modello che non può prescindere dalla situazione italiana, difficilmente replicabile nel resto d’Europa, ma che ha dato vita alla migliore rete distributiva del Continente: forse con qualche ridondanza -che può essere corretta- ma certamente una rete di “servizio ai cittadini”. Importare modelli, qualunque essi siano, solo per dimostrare che il nostro settore si è europeizzato, appare una scelta miope almeno come quella di voler mangiare il prosciutto di Parma fatto in Danimarca o bere un Barolo fatto in Lettonia.
Dobbiamo avere il coraggio non solo di difendere ma anche, nei limiti del possibile, di promuovere il modello italiano come quello più calzante in una visione di capillarità e completezza del servizio.
In questo specifico l’Esecutivo Nazionale Fegica, ha inteso stigmatizzare i comportamenti assunti, almeno nel corso degli ultimi due anni, dall'industria petrolifera che non ha voluto e saputo mettere in campo strumenti forti e condivisi per far fronte ad una delle crisi piu' profonde che mai il settore abbia vissuto nel nostro Paese e che comincia ad assumere i contorni della drammaticità. Non solo per la Categoria ma per tutto il Paese.
Di fronte a questa complessa realtà che doveva stimolare una capacità di indicare percorsi e modelli per uscire -tutti insieme dalla crisi- la scelta, invece, è stata quella di limitare gli interventi a politiche di "pricing" fine a se stessi, occasionali, che non hanno alcuna ambizione di traguardare agli assetti del "dopo crisi".
Tale incapacità di definire un progetto condiviso, sta determinando il disfacimento della rete italiana che, con le sue caratteristiche rappresenta, invece, un "valore aggiunto" anche ai fini “sociali” ed insostituibile nel panorama della distribuzione continentale. L’obiettivo, invece, sembra essere quello dell’impoverimento della Categoria dei Gestori su cui si fonda il modello della distribuzione al consumatore finale: quest’ultimo costretto a inseguire le cervellotiche “campagne di sconto”, sempre alla ricerca del giorno, ora e “isola” a prezzi scontati.
Tutte le proposte, dalle più semplici alle più ardite, suggerite dalle Organizzazioni di rappresentanza della Categoria, sono state liquidate come “impossibili e costose da realizzare”. Anche quando hanno messo a disposizione di un’industria petrolifera almeno contraddittoria, “contratti di solidarietà” per dare una risposta alle difficoltà contingenti.
In questi due anni si è ricavata l’impressione che il vero progetto perseguito dall’industria petrolifera, oltre alla atavica sordità alle richieste, sia quello di determinare l'impoverimento della Categoria dei Gestori unito alla volontà di "piegare i Gestori" solo riproponendo vecchi modelli organizzativi e “disciplinari” già abbandonati -oltre trent’anni fa’- perché insostenibili e costosi, con lo scopo di impedire che il settore fosse condannato all'obsolescenza ed alla dissoluzione.
In altre parole lo scenario che si apre di fronte all'industria petrolifera -ove non intervenisse una inversione di tendenza-. e' quello che si è già realizzato in Francia ed in Inghilterra e caratterizzato da una modificazione strutturale del modo di essere e fare il mercato.
Ci troviamo, inutile negarlo, di fronte ad un bivio: da una parte c’è la dissoluzione del settore come tale e, dall’altra, c’è una residua possibilità di mettere le mani ad una “ristrutturazione” del settore che si fondi sulla condivisione del progetto e che abbia chiaro il punto di arrivo dei processi.
La scelta su quale strada seguire, acquisita la disponibilità delle Organizzazioni dei Gestori, è ancora una volta nelle mani dell’industria petrolifera: un’industria che deve mettere da parte le pulsioni di “governo assolutista del settore” ed un (presunto) Potere fondato sulla paura del futuro e sul ricatto, per sostituirle con la capacità di individuare un percorso, certamente più faticoso ma sicuramente premiante, della costruzione di un consenso diffuso intorno ad una strategia chiara che aiuti tutti a superare le difficoltà di oggi.
L’Esecutivo Nazionale della Fegica manifesta, invece, tutta la sua perplessità di fronte al perdurare di una situazione dai contorni grotteschi: le compagnie petrolifere continuano ad ignorare i contenuti dell’intesa sottoscritta il 27 luglio scorso al MISE liquidandoli come “semplici raccomandazioni sottoscritte dalla sola Unione Petrolifera”.
Ciò impedisce, di fatto, la ripresa della contrattazione violando, per di più, il diritto -inequivocabilmente sancito dalla legislazione vigente- dei Gestori di poter contare su condizioni di prezzo eque e non discriminatorie e sulla intangibilità di margini erosi continuamente da campagne promozionali o partecipazioni a sconti di marchio.
Nello stesso tempo, l’Esecutivo sottolinea come l’applicazione di quanto disposto con le norme emergenti dal quadro legislativo vigente (D.Lgs. 32/98; L. 496/99; L. 57/01; L. 27/12) abbia già in sé tutti gli elementi necessari a confezionare, come settore, una proposta di scenario che consenta a tutti i soggetti di muoversi, con pari dignità, all’interno di un settore che avrebbe il dovere di dare concrete indicazioni sul futuro e sui nuovi assetti.
Di contro, il clima nel quale il settore è costretto, caratterizzato da uno scontro muro contro muro, mortifica ogni creatività ed impedisce che si giunga ad un punto di equilibrio che non mortifica o escluda i Gestori come parte essenziale del processo.
In questo quadro parlare di ristrutturazione della rete, di chiusura degli impianti e finanche di nuovi contratti trova il suo naturale limite nell’impossibilità di definire prima quale sarà la condizione risultante: chiedere alla Categoria di accettare, fideisticamente, il progetto dell’industria petrolifera, senza averlo discusso e condiviso, non può essere accettato anche se, le ragioni possono essere comprese.
O si dà avvio ad una nuova stagione di contrattazione con l’obiettivo di riparare i danni prodotti ai Gestori dalle iniziative solitarie assunte dalle compagnie petrolifere, oppure la Categoria -e la sua rappresentanza- saranno costretti ad assumere atteggiamenti fortemente contrari. Di contrapposizione.
Ciò con l’obiettivo di rendere più difficile, all’industria petrolifera, portare a casa l’ennesimo risultato fondato sulla marginalizzazione dei Gestori. In altri termini va messo sul piatto della bilancia il peso e la forza contrattuale di una Categoria che non può rimanere inerte a prendere atto che tutto ciò che ha costruito nel corso dei decenni sta rapidamente crollando. Sul piano delle certezza ma anche sul piano delle possibilità di futuro.
D’altra parte, ove non dovesse mutare quel cambiamento di scenario auspicato, non rimarrebbe che ricorrere ad un arbitro terzo, ad un Magistrato perché chiarisca con la forza del suo pronunciamento la legittimità delle Leggi e la censura -normativa ed economica- di comportamenti che l’industria petrolifera sta assumendo da oltre due anni, in totale “dispregio” dei diritti dei Gestori.
Diritti abusati, violati e compressi in nome di una politica industriale, adottata dalle compagnie, che finisce per perdere di vista gli obiettivi strategici per impantanarsi in una sorta di “vendetta storica” nei confronti della Categoria dei Gestori, rei di aver acquisito spazio e capacità di proposta.
Questo atteggiamento, in una moderna e complessa società, come quella in cui viviamo e lavoriamo, non può essere il punto di arrivo della elaborazione strategica e dialettica.
L’Esecutivo Nazionale della Fegica, oltre a rivendicare il diritto di perseguire la strada del contenzioso giudiziario -individuale e collettivo- la cui praticabilità è stata oggetto di un approfondito studio di fattibilità, ritiene che l’analisi contenuta nella relazione iniziale, a disposizione di tutto il settore già da alcuni giorni come riflessione collettiva, sia esaustiva e che, quindi, sul tema generale, non ci sia la necessità di attardarsi oltre.
Sugli aspetti organizzativi, invece, l’Esecutivo impegna la Segreteria Nazionale a compiere ogni sforzo per consolidare e far evolvere l’intuizione che ha portato alla costituzione del “Coordinamento Nazionale Unitario” con la Faib: nello stesso tempo l’Esecutivo insiste sull’opportunità di verificare -soprattutto in un momento difficile come questo- la disponibilità anche della Figisc a ricomporre, su temi precisi e percorsi definiti, quell’unità senza la quale raggiungere gli obiettivi che la Categoria indica diventa complesso e molto più faticoso. Per tutti.
In fondo la storia ha insegnato alla nostra Categoria che quando l’industria petrolifera, con tutta la sua forza, si è trovata di fronte una Categoria coesa, capace di rispondere collettivamente, ha dovuto accettare di fare un passo indietro e di mitigare le proprie pretese; quando invece l’industria petrolifera ha cambiato strategia ed ha sostituito al confronto collettivo quell’andare “casa per casa” “Gestore per Gestore” per far valere la sua forza ignorando ogni appello alla ragionevolezza ed ogni richiamo agli accordi sottoscritti, i singoli non hanno potuto opporre resistenza ed hanno ceduto di schianto.
Si tratta, quindi, di non lasciare che le compagnie petrolifere scelgano il “terreno” del confronto (o dello scontro) ma immaginare che sia la Categoria -ritrovatasi intorno ad una progetto e ad una strategia condivisa- a dettare l’agenda dei problemi fino a proporre, con forza, le sue soluzioni.
Proprio per questo l’Esecutivo Nazionale della Fegica ritiene che si indispensabile fare questo sforzo -anche di reciproca comprensione- mettendo da parte le cose che dividono (e ce ne sono) per valorizzare quelle (e sono molte) che uniscono.
Anche da questa inversione di rotta passa la possibilità per la Categoria, di ricuperare quella centralità all’interno del settore che ha sempre garantito l’equilibrio necessario al governo dei processi. Senza alcuno strappo. Da qui dobbiamo ripartire se i Gestori vogliono immaginare di tornare ad avere un futuro.
In conclusione l’Esecutivo Nazionale della Fegica, riprendendo i temi della relazione, invita direttamente Faib e Figisc a considerare la possibilità di lanciare -unitariamente- una manifestazione nazionale aperta a tutti i Gestori (da realizzarsi a breve) nella quale registrare da una parte l’inversione della tendenza a dividersi e, dall’altra, rilanciare -in pochi e sintetici punti aggreganti- i temi su cui la Categoria, da anni, prova a trovare una sponda industriale e politica, senza alcun successo. O, almeno, senza che le migliori intuizioni finissero per essere riassorbite dalla grande capacità di “fare lobby” dell’industria petrolifera.
Certo, i Gestori non sono la lobby che spesso viene descritta dagli organi di stampa, semmai sono la parte attiva e creativa di un settore che appare fermo -nella parte industriale- da troppo tempo: se nel settore sono state assunte iniziative per un riassetto complessivo che determinasse un miglioramento delle condizioni di tutti i soggetti interessati queste -come è noto a tutti- sono sempre state avanzate dalle Organizzazioni di Categoria dei Gestori su cui, in teoria, non dovrebbero gravare oneri di proposta.
Le Organizzazioni dei Gestori lo hanno fatto in passato e sono pronte, anche oggi, ad assumersi l’impegno di rilanciare proposte di autoriforma che consentano al settore di uscire dall’impasse in cui è stato ricacciato da politiche commerciali “estemporanee” e completamente scollegate dalla realtà e dai problemi veri che caratterizzano l’attività del comparto.
Il Comitato Esecutivo Nazionale della Fegica, infine, impegna la Segreteria Nazionale -dopo aver fatto le verifiche necessarie anche con i colleghi delle altre due Federazioni- a convocare il Consiglio Nazionale per le decisioni conseguenti entro la prima metà del mese di dicembre.
Roma, 26 settembre 2012
APPROVATO
Mozione conclusiva Esecutivo Nazionale del 26.9.12.pdf
Documento conclusivo dei lavori del Comitato Esecutivo FEGICA
Roma, 26 settembre 2012
Il Comitato Esecutivo Nazionale della Fegica, chiamato a discutere sugli argomenti posti all’ordine del giorno dalla relazione introduttiva -Il Potere della paura- messa a punto dalla Segreteria generale, ne approva i contenuti e fa’ proprie le strategie ivi contenute.
Nello specifico l’Esecutivo ritiene che la Categoria attraversi una fase estremamente delicata della propria vita e che, proprio per questo, è necessario che il Sindacato moltiplichi i suoi sforzi per ricostruire occasioni e possibilità, per i singoli Gestori, di sviluppo e crescita dell’attività in un quadro che non sia mortificato dalla volontà, dell’industria petrolifera, di cancellare ogni diritto ed ogni legittima aspettativa.
Proprio per questo occorre definire una strategia che sappia coniugare il rilancio dell’iniziativa sindacale con un auspicabile ripresa del confronto con le Aziende sulla base di una “pari dignità”, con il Governo e il Parlamento che troppo spesso hanno “scelto” di immolare la nostra Categoria sull’altare di una non meglio definita competitività del sistema distributivo; una competitività che manca dei presupposti fondamentali perché la sua “costruzione” è stata demandata ad un solo soggetto -industria petrolifera- che ha scelto di usare gli strumenti messi a sua disposizione dalle norme per costruire un’ipotesi di nuovo assetto della rete contrario agli interessi non solo della Categoria, ma dei cittadini tutti.
Un modello che non può prescindere dalla situazione italiana, difficilmente replicabile nel resto d’Europa, ma che ha dato vita alla migliore rete distributiva del Continente: forse con qualche ridondanza -che può essere corretta- ma certamente una rete di “servizio ai cittadini”. Importare modelli, qualunque essi siano, sono per dimostrare che il nostro settore si è europeizzato, appare una scelta miope almeno come quella di voler mangiare il prosciutto di Parma fatto in Danimarca o bere un Barolo fatto in Lettonia.
Dobbiamo avere il coraggio non solo di difendere ma anche, nei limiti del possibile, di promuovere il modello italiano come quello più calzante in una visione di capillarità e completezza del servizio.
In questo specifico l’Esecutivo Nazionale Fegica, ha inteso stigmatizzare i comportamenti assunti, almeno nel corso degli ultimi due anni, dall'industria petrolifera che non ha voluto e saputo mettere in campo strumenti forti e condivisi per far fronte ad una delle crisi piu' profonde che mai il settore abbia vissuto nel nostro Paese e che comincia ad assumere i contorni della drammaticità. Non solo per la Categoria ma per tutto il Paese.
Di fronte a questa complessa realtà che doveva stimolare una capacità di indicare percorsi e modelli per uscire -tutti insieme dalla crisi- la scelta, invece, è stata quella di limitare gli interventi a politiche di "pricing" fine a se stessi, occasionali, che non hanno alcuna ambizione di traguardare agli assetti del "dopo crisi".
Tale incapacità di definire un progetto condiviso, sta determinando il disfacimento della rete italiana che, con le sue caratteristiche rappresenta, invece, un "valore aggiunto" anche ai fini “sociali” ed insostituibile nel panorama della distribuzione continentale. L’obiettivo, invece, sembra essere quello dell’impoverimento della Categoria dei Gestori su cui si fonda il modello della distribuzione al consumatore finale: quest’ultimo costretto a inseguire le cervellotiche “campagne di sconto”, sempre alla ricerca del giorno, ora e “isola” a prezzi scontati.
Tutte le proposte, dalle più semplici alle più ardite, suggerite dalle Organizzazioni di rappresentanza della Categoria, sono state liquidate come “impossibili e costose da realizzare”. Anche quando hanno messo a disposizione di un’industria petrolifera almeno contraddittoria, “contratti di solidarietà” per dare una risposta alle difficoltà contingenti.
In questi due anni si è ricavata l’impressione che il vero progetto perseguito dall’industria petrolifera, oltre alla atavica sordità alle richieste, sia quello di determinare l'impoverimento della Categoria dei Gestori unito alla volontà di "piegare i Gestori" solo riproponendo vecchi modelli organizzativi e “disciplinari” già abbandonati -oltre trent’anni fa’- perché insostenibili e costosi, con lo scopo di impedire che il settore fosse condannato all'obsolescenza ed alla dissoluzione.
In altre parole lo scenario che si apre di fronte all'industria petrolifera -ove non intervenisse una inversione di tendenza-. e' quello che si è già realizzato in Francia ed in Inghilterra e caratterizzato da una modificazione strutturale del modo di essere e fare il mercato.
Ci troviamo, inutile negarlo, di fronte ad un bivio: da una parte c’è la dissoluzione del settore come tale e, dall’altra, c’è una residua possibilità di mettere le mani ad una “ristrutturazione” del settore che si fondi sulla condivisione del progetto e che abbia chiaro il punto di arrivo dei processi.
La scelta su quale strada seguire, acquisita la disponibilità delle Organizzazioni dei Gestori, è ancora una volta nelle mani dell’industria petrolifera: un’industria che deve mettere da parte le pulsioni di “governo assolutista del settore” ed un (presunto) Potere fondato sulla paura del futuro e sul ricatto, per sostituirle con la capacità di individuare un percorso, certamente più faticoso ma sicuramente premiante, della costruzione di un consenso diffuso intorno ad una strategia chiara che aiuti tutti a superare le difficoltà di oggi.
L’Esecutivo Nazionale della Fegica manifesta, invece, tutta la sua perplessità di fronte al perdurare di una situazione dai contorni grotteschi: le compagnie petrolifere continuano ad ignorare i contenuti dell’intesa sottoscritta il 27 luglio scorso al MISE liquidandoli come “semplici raccomandazioni sottoscritte dalla sola Unione Petrolifera”. Ciò impedisce, di fatto, la ripresa della contrattazione violando, per di più, il diritto -inequivocabilmente sancito dalla legislazione vigente- dei Gestori di poter contare su condizioni di prezzo eque e non discriminatorie e sulla intangibilità di margini erosi continuamente da campagne promozionali o partecipazioni a sconti di marchio.
Nello stesso tempo, l’Esecutivo sottolinea come l’applicazione di quanto disposto con le norme emergenti dal quadro legislativo vigente (D.Lgs. 32/98; L. 496/99; L. 57/01; L. 27/12) abbia già in sé tutti gli elementi necessari a confezionare, come settore, una proposta di scenario che consenta a tutti i soggetti di muoversi, con pari dignità, all’interno di un settore che avrebbe il dovere di dare concrete indicazioni sul futuro e sui nuovi assetti.
Di contro, il clima nel quale il settore è costretto, caratterizzato da uno scontro muro contro muro, mortifica
ogni creatività ed impedisce che si giunga ad un punto di equilibrio che non mortifica o escluda i Gestori come parte essenziale del processo.
In questo quadro parlare di ristrutturazione della rete, di chiusura degli impianti e finanche di nuovi contratti trova il suo naturale limite nell’impossibilità di definire prima quale sarà la condizione risultante: chiedere alla Categoria di accettare, fideisticamente, il progetto dell’industria petrolifera, senza averlo discusso e condiviso, non può essere accettato anche se, le ragioni possono essere comprese.
O si dà avvio ad una nuova stagione di contrattazione con l’obiettivo di riparare i danni prodotti ai Gestori dalle iniziative solitarie assunte dalle compagnie petrolifere, oppure la Categoria -e la sua rappresentanza- saranno costretti ad assumere atteggiamenti fortemente contrari. Di contrapposizione.
Ciò con l’obiettivo di rendere più difficile, all’industria petrolifera, portare a casa l’ennesimo risultato fondato sulla marginalizzazione dei Gestori. In altri termini va messo sul piatto della bilancia il peso e la forza contrattuale di una Categoria che non può rimanere inerte a prendere atto che tutto ciò che ha costruito nel corso dei decenni sta rapidamente crollando. Sul piano delle certezza ma anche sul piano delle possibilità di futuro.
D’altra parte, ove non dovesse mutare quel cambiamento di scenario auspicato, non rimarrebbe che ricorrere ad un arbitro terzo, ad un Magistrato perché chiarisca con la forza del suo pronunciamento la legittimità delle Leggi e la censura -normativa ed economica- di comportamenti che l’industria petrolifera sta assumendo da oltre due anni, in totale “dispregio” dei diritti dei Gestori.
Diritti abusati, violati e compressi in nome di una politica industriale, adottata dalle compagnie, che finisce per perdere di vista gli obiettivi strategici per impantanarsi in una sorta di “vendetta storica” nei confronti della Categoria dei Gestori, rei di aver acquisito spazio e capacità di proposta.
Questo atteggiamento, in una moderna e complessa società, come quella in cui viviamo e lavoriamo, non può essere il punto di arrivo della elaborazione strategica e dialettica.
L’Esecutivo Nazionale della Fegica, oltre a rivendicare il diritto di perseguire la strada del contenzioso giudiziario -individuale e collettivo- la cui praticabilità è stata oggetto di un approfondito studio di fattibilità, ritiene che l’analisi contenuta nella relazione iniziale, a disposizione di tutto il settore già da alcuni giorni come riflessione collettiva, sia esaustiva e che, quindi, sul tema generale, non ci sia la necessità di attardarsi oltre.
Sugli aspetti organizzativi, invece, l’Esecutivo impegna la Segreteria Nazionale a compiere ogni sforzo per consolidare e far evolvere l’intuizione che ha portato alla costituzione del “Coordinamento Nazionale Unitario” con la Faib: nello stesso tempo l’Esecutivo insiste sull’opportunità di verificare -soprattutto in un momento difficile come questo- la disponibilità anche della Figisc a ricomporre, su temi precisi e percorsi definiti, quell’unità senza la quale raggiungere gli obiettivi che la Categoria indica diventa complesso e molto più faticoso. Per tutti.
In fondo la storia ha insegnato alla nostra Categoria che quando l’industria petrolifera, con tutta la sua forza, si è trovata di fronte una Categoria coesa, capace di rispondere collettivamente, ha dovuto accettare
di fare un passo indietro e di mitigare le proprie pretese; quando invece l’industria petrolifera ha cambiato strategia ed ha sostituito al confronto collettivo quell’andare “casa per casa” “Gestore per Gestore” per far valere la sua forza ignorando ogni appello alla ragionevolezza ed ogni richiamo agli accordi sottoscritti, i singoli non hanno potuto opporre resistenza ed hanno ceduto di schianto.
Si tratta, quindi, di non lasciare che le compagnie petrolifere scelgano il “terreno” del confronto (o dello scontro) ma immaginare che sia la Categoria -ritrovatasi intorno ad una progetto e ad una strategia condivisa- a dettare l’agenda dei problemi fino a proporre, con forza, le sue soluzioni.
Proprio per questo l’Esecutivo Nazionale della Fegica ritiene che si indispensabile fare questo sforzo -anche di reciproca comprensione- mettendo da parte le cose che dividono (e ce ne sono) per valorizzare quelle (e sono molte) che uniscono.
Anche da questa inversione di rotta passa la possibilità per la Categoria, di ricuperare quella centralità all’interno del settore che ha sempre garantito l’equilibrio necessario al governo dei processi. Senza alcuno strappo. Da qui dobbiamo ripartire se i Gestori vogliono immaginare di tornare ad avere un futuro.
In conclusione l’Esecutivo Nazionale della Fegica, riprendendo i temi della relazione, invita direttamente Faib e Figisc a considerare la possibilità di lanciare -unitariamente- una manifestazione nazionale aperta a tutti i Gestori (da realizzarsi a breve) nella quale registrare da una parte l’inversione della tendenza a dividersi e, dall’altra, rilanciare -in pochi e sintetici punti aggreganti- i temi su cui la Categoria, da anni, prova a trovare una sponda industriale e politica, senza alcun successo. O, almeno, senza che le migliori intuizioni finissero per essere riassorbite dalla grande capacità di “fare lobby” dell’industria petrolifera.
Certo, I Gestori non sono la lobby che spesso viene descritta dagli organi di stampa, semmai sono la parte attiva e creativa di un settore che appare fermo -nella parte industriale- da troppo tempo: se nel settore sono state assunte iniziative per un riassetto complessivo che determinasse un miglioramento delle condizioni di tutti i soggetti interessati queste -come è noto a tutti- sono sempre state avanzate dalle Organizzazioni di Categoria dei Gestori su cui, in teoria, non dovrebbero gravare oneri di proposta.
Le Organizzazioni dei Gestori lo hanno fatto in passato e sono pronte, anche oggi, ad assumersi l’impegno di rilanciare proposte di autoriforma che consentano al settore di uscire dall’impasse in cui è stato ricacciato da politiche commerciali “estemporanee” e completamente scollegate dalla realtà e dai problemi veri che caratterizzano l’attività del comparto.
Il Comitato Esecutivo Nazionale della Fegica, infine, impegna la Segreteria Nazionale -dopo aver fatto le verifiche necessarie anche con i colleghi delle altre due Federazioni- a convocare il Consiglio Nazionale per le decisioni conseguenti entro la prima metà del mese di dicembre.
Roma, 26 settembre 2012
APPROVATO