L'intera, imponente opera di “pressione” politica e di mobilitazione sindacale che la Categoria aveva saputo assicurare in tanti anni, sarebbe stata inutile e destinata ad essere gettata definitivamente nella spazzatura, se il Coordinamento Nazionale Unitario dei Gestori di Faib e Fegica non avesse deciso, incaricandosi di assumere decisamente l’iniziativa, di proclamare un nuovo sciopero nazionale e di collocarlo temporalmente -con un pizzico di buona sorte, ma anche di lungimiranza politica- proprio in fortunata concomitanza con scadenze istituzionali che poi sarebbero state al centro della cronaca politica e dell’attenzione dell’intero Paese.
In questo senso, non appare per nulla scontato rimarcare alcune date e ripercorrere alcuni passaggi che hanno caratterizzato gli avvenimenti del mese che ha portato all'approvazione della norma.
DALLA PROCLAMAZIONE DELLO SCIOPERO, ALLA VOTAZIONE IN PARLAMENTO.
Il Coordinamento Faib/Fegica proclama formalmente lo sciopero per i giorni 8, 9 e 10 novembre, con una comunicazione datata 21.10.11, così come pretende la legge, alla Commissione di Garanzia per lo sciopero nei pubblici servizi: questa sarà la prima e l’unica proclamazione di sciopero che la Commissione riceverà, come ampiamente dimostrato dalle segnalazioni ufficiali, rese pubbliche sul sito istituzionale.
Ancora fino al primo pomeriggio di giovedì 3 novembre, tutti i tentativi di contatto e di sollecitazione nei confronti del Governo e, in particolare, del Ministero dello sviluppo economico sono frustrati dal più assoluto silenzio.
Solo nella serata del 3 giunge la convocazione per una riunione del giorno seguente, durante la quale il sottosegretario Saglia, senza nulla di concreto in mano, si “impegna” all’invio di una “lettera d’intenti” del Ministro, entro le ore 13.00 di lunedì 7, per dare modo alle Organizzazioni di categoria "di prenderne visione con il giusto anticipo", in preparazione della nuova convocazione già annunciata per martedì 8, alla immediata vigilia dell’inizio dello sciopero.
Faib e Fegica, nel corso della riunione del 4 novembre, sottolineano che, in assenza di un provvedimento “cogente”, cioè senza un atto concreto immediatamente operativo, la sola riproposizione di “intenti” e “promesse”, rivelatisi più volte inutili in passato (Protocollo d'Intesa del 20.6.2008, Accordo del 14.9.2010), non sarebbe stata sufficiente ad evitare lo sciopero.
In particolare, viene richiesto, quale primo e preliminare atto, un Decreto Ministeriale -quindi senza bisogno di approvazioni parlamentari e dei relativi tempi- di concerto tra il Ministro dell’Economia e quello dello sviluppo economico che confermi senza incertezze la completa spendibilità del bonus per l’anno 2011 ed offra la dimostrazione tangibile anche della disponibilità dello stesso Tremonti, ripetutamente utilizzato, prima di allora, come "colpevole" della impossibilità a dare seguito agli impegni precedentemente assunti.
Lunedì 7 della “lettera di intenti” non c’è alcuna traccia, malgrado le “promesse” di Saglia fatte appena 72 ore prima e gli immancabili annunci a beneficio della stampa.
Il giorno dopo, martedì 8, convocati giornalisti e telecamere, viene annunciata l’intesa raggiunta tra Ministero e Figisc sulla scorta di un documento che Faib e Fegica si rifiutano di sottoscrivere perché contiene, una volta in più, gli stessi identici impegni mai rispettati malgrado fossero già stati sottoscritti da Berlusconi, Letta, Scajola, Romani e Saglia con il Protocollo del 20 giugno 2008 e l'Accordo del 14 settembre 2010.
Grazie a quella “intesa” la Figisc comunica alla stampa di avere revocato uno sciopero che, nei fatti e al di la’ delle chiacchiere, non aveva MAI proclamato.
Per completare il quadro che, senza enfasi, appare essere oggettivamente una partita tutta giocata tra esponenti -politici e sindacalisti- del medesimo partito, in serata vengono riprese dalla stampa le dichiarazioni di due parlamentari del PdL che, con un atteggiamento che non ha precedenti, danno le pagelle alle diverse sigle sindacali, ne delimitano arbitrariamente le diverse capacità di rappresentatività e concludono “rassicurando” gli automobilisti sulla non riuscita dello sciopero che di lì a qualche ora sarebbe iniziato.
Mercoledì 9, mentre l’attenzione di tutto il Paese è incentrata sulla vicenda di Berlusconi e della legge di stabilità come ultimo atto prima delle sue dimissioni, il “maxiemendamento” del Governo, contrariamente alle assicurazioni di Saglia e all’intesa con Figisc, non contiene il bonus fiscale per i gestori.
Solo dopo le informazioni che giungono dalle Prefetture delle maggiori città sui dati delle chiusure e la pressione a lungo esercitata da Faib e Fegica su tutti i gruppi parlamentari del Senato, a pochi minuti dalla scadenza del termine per la presentazione degli emendamenti (così come dimostrato inequivocabilmente dai resoconti parlamentari) fissato per le ore 20.30, il Governo presenta in extremis un emendamento separato che, pur con la coda velenosa che in altra parte spieghiamo, conferma il bonus fiscale per il 2011 e lo rende definitivo dal 2012 in avanti.
Un risultato a lungo inseguito ma che tuttavia, in quel momento, non metteva ancora la Categoria al riparo da sorprese, visto che il testo che riguardava il bonus non era collocato in quel “maxiemendamento” che ne avrebbe garantito la blindatura nel resto dell’iter parlamentare della legge: in effetti è stato possibile “tirare il fiato” unicamente il giorno dopo, giovedì 10, quando il testo, compreso l’emendamento sul bonus, è stato approvato, insieme la resto della legge, dal voto dell’aula del Senato.
Questo solo per mettere un minimo di ordine, con la ricostruzione di fatti certi e comprovabili, negli avvenimenti di giorni che si sono rilevati decisivi per la sopravvivenza stessa, letteralmente, di migliaia e migliaia di gestioni.
Non intendiamo qui discutere o polemizzare sulle ragioni e sulle scelte compiute da altre rappresentanze sindacali, come pure saremmo ampiamente legittimati a fare, ma deve essere chiaro che non intendiamo rimanere silenti e inerti di fronte a tentativi di mistificazione della realtà: ciascuno risponda in modo responsabile dei propri comportamenti e non si sottragga al giudizio, prima di tutto, della Categoria.