Il Salone delle Fontane, originariamente denominato del Pubblico, è una porzione del Palazzo Uffici situato al centro del quartiere EUR di Roma.
Il Palazzo Uffici è l’unica opera permanente progettata e terminata prima del secondo conflitto mondiale, nell’ambito delle realizzazioni previste per l’Esposizione Universale di Roma.
Per le sue peculiari caratteristiche, può essere ritenuto a ragione l’edificio “pilota” per tutte le altre architetture del piano urbanistico/espositivo. La complessiva articolazione dell’impianto, sia nella sua identità costruttiva e architettonica, sia in quella strettamente impiantistica, ne sottolinea il carattere di grande contenitore sperimentale.
Progettato dall’architetto Gaetano Minnucci nel 1937 e ultimato nel 1940, l’edificio è un gioiello di tecnica e tecnologia, unitamente alla composizione ed equilibrio dei suoi elementi architettonici e stilistici.
Pensato originariamente come un parallelepipedo quasi regolare, caratterizzato da una grande corte principale e da altre tre di servizio, nella stesura finale mantiene il grande “patio” monumentale articolandosi architettonicamente però in maniera più rispondente alla sua strategica collocazione urbanistica verso la porta d’ingresso all’esposizione.
La struttura dell’edificio presenta un primo corpo in muratura portante ed un secondo concepito in cemento armato.
Il progetto è ispirato a criteri di razionale utilità, nel binomio tradizione e modernità e, in linea con il messaggio istituzionale dell’expo, la ragione autarchica si materializza nella colta e “moderna” lavorazione di tutti i materiali presenti (marmi, legno, vetro, porfido, etc.).
L’apparente staticità monumentale dell’intero corpo di fabbrica è quasi sempre negata da una continua e trasversale permeabilità visiva, anche attraverso l’uso di “colpi” prospettici d’incisiva eleganza, e di stretti riferimenti con il contesto circostante.
A completamento dell’opera vengono inoltre progettati e realizzati gli arredi degli uffici di rappresentanza e quelli ordinari rispettivamente dagli architetti Ulrich, Gori e dallo stesso Minnucci.
La ricchezza e l’eleganza dei dettagli architettonici interni ed esterni, congiuntamente alla suggestione degli apparati decorativi presenti, contribuiscono a fare del Palazzo Uffici un’opera dai contenuti stilistici e compositivi di grande effetto ed armonia.
Il Salone delle Fontane può essere considerato l’area più rappresentativa della struttura ed é caratterizzato da un porticato monumentale a tutt’altezza che si affaccia sul piazzale antistante la porta d’ingresso all’Esposizione.
L'interno, estremamente spazioso e reso raffinato da colonne e pavimenti di marmo di Carrara, è illuminato naturalmente da dodici grandi vetrate alte 9 mt. ca.
Sulla parete di fondo del Salone fa mostra un’opera pittorica di Gino Severini del 1953 dipinta su pannelli di maronite.
Costituito alla quota d’ingresso da un monumentale salone, al piano secondo presenta uno spettacolare spazio architettonico utilizzato in passato dai progettisti e disegnatori delle opere del piano espositivo ed oggi per la realizzazione di manifestazioni ed eventi.
Un imponente scalone, impreziosito da marmi pregiati e da un’ardita copertura in vetrocemento completano la grandiosità del luogo.
L’effetto di grande suggestione scenografica è infine sancito dalla presenza esterna verso il porticato di una monumentale fontana luminosa, suddivisa in tre bacini e impreziosita da particolarissime aree mosaicate in marmo bianco e nero.