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Back COMUNICAZIONE CD CONTRODISTRIBUZIONE LO AVEVAMO ANTICIPATO OLTRE DUE ANNI FA’ (cf r. CD Flash n° 4 Febbraio 2020): L’ASSALTO ALLA DILIGENZA E’ ENTRATO NEL VIVO.

LO AVEVAMO ANTICIPATO OLTRE DUE ANNI FA’ (cf r. CD Flash n° 4 Febbraio 2020): L’ASSALTO ALLA DILIGENZA E’ ENTRATO NEL VIVO.

futuroCIRCA UN MILIARDO PRESO DAI FONDI DEL PNRR, MESSO A DISPOSIZIONE PER INSTALLARE CIRCA 22.000 COLONNINE ELETTRICHE PER RIFORNIRE, SU STRADE ED AUTOSTRADE, UN PARCO DI VETTURE ANCORA TUTTO DA REALIZZARE. E GLI IMPRENDITORI DEI “PEZZI DI CARTA”, SENZA NEPPURE SPIEGARE DOVE ANDRANNO A “PRENDERE” L’ENERGIA ELETTRICA DESTINATA ALLA MOBILITA’ E QUALI RETI (quelle attuali sono un po’ vecchiotte) UTILIZZERANNO PER TRASPORTARLA.

L’IMPORTANTE E’ INSTALLARE COLONNINE (che l’industria fa’ difficoltà a consegnare) CHE, TRA QUALCHE ANNO, FRA SVILUPPO TECNOLOGICO, COSTI D’ACQUISTO DI VETTURE
ELETTRICHE E RITROSIA DEI CONSUMATORI, SARANNO NUOVI TOTEM IN DECADIMENTO A FARE BELLA MOSTRA DI SE SUI MARCIAPIEDI POLVEROSI.

E I GESTORI DEGLI IMPIANTI TRADIZIONALI (quelli che dovranno garantire la transizione)? SONO SCOMPARSI DAI RADAR DELLA POLITICA E DEGLI STESSI TITOLARI DI IMPIANTO.

FORSE E’ ARRIVATO IL MOMENTO DI METTERE DA PARTE IL FIORETTO PER TORNARE AD IMPUGNARE LA “CLAVA” PER DIFENDERE IL NOSTRO LAVORO, NON POSSIAMO ASPETTARE LE “FINTE” TRANSIZIONI. ABBIAMO NECESSITA’ DI SAPERE, SUBITO,

QUAL’E’ IL DESTINO CHE ATTENDE LA NOSTRA CATEGORIA. E’ ORA DI FAR SENTIRE -ANCHE CON UNO SCIOPERO (senza troppi distinguo)- LA VOCE DELLA NOSTRA CATEGORIA. SE RESTEREMO MUTI LA COLPA DELLA “SCOMPARSA” DELLA CATEGORIA SARA’ SOLO NOSTRA!

Ci abbiamo provato in ogni modo: abbiamo cercato di essere costruttivi.

Abbiamo fatto proposte (dalla ristrutturazione della rete con la chiusura -indennizzata- di 10.000 impianti in rete ordinaria e 150 aree di servizio in autostrada), alla reintroduzione della “concessione” come strumento che limitasse lo scempio che in questi anni è stato fatto della rete.

Abbiamo incontrato la politica; abbiamo elaborato posizioni sulle quali abbiamo chiesto la convergenza anche della nostra controparte naturale che ha accolto con il solito scetticismo sonnacchioso qualsiasi novità potesse intaccare il loro comodo recinto dei “privilegi” (al di là di qualche superficiale cantore di un liberismo alla “amatriciana” che ci ha liquidato sostenendo che siamo i portatori del “vecchio”). Abbiamo provato a dire che la transizione ecologia e l’installazione di colonnine elettriche poteva avvenire sugli impianti di distribuzione carburanti esistenti anche con l’installazione di accumulatori ad alto voltaggio ed a corrente continua: in quelli che dovranno essere dismessi e quelli (pochi) che rimarranno visto che dal 2030/2035 verranno banditi i motori a combustione endotermica, per coniugare transizione con attività esistenti guardando al futuro. Abbiamo provato a scuotere le coscienze e gridare, anche agli organi dello Stato, che in questo settore, ogni giorno, vengono commessi abusi e violazioni delle norme poste a tutela della nostra attività (contratti di associazione in partecipazione e di “appalto” non riconosciuti dalla Legge. Senza strumenti di proprietà dell’appaltatore e, quindi, finti) e che non basta proclamarsi d’accordo con le dichiarazioni del Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Trento (in pubblica audizione alla Camera dei Deputati) o del comandante generale della Guardia di Finanza, per risolvere il problema. E nemmeno con le rivelazioni della DIA che ha reso noto con la ‘ndrangheta cominci a preferire i carburanti alla droga in quanto altrettanto remunerativi meno rischiosi.

Abbiamo provato -fin dall’inizio del 2020- a dire che, in ballo ci sono fra Gestori, coadiuvanti familiari e dipendenti, circa 100.000 persone che rischiano di andare a casa o di vedere andare in fumo i frutti del proprio lavoro.

Abbiamo provato ad introdurre dei punti fermi -figli della normativa vigente- per ridare una speranza di futuro (e dignità) alla Categoria.

Abbiamo provato a fare un discorso razionale ed a proporre un mercato possibile senza troppi “morti” o traumi (sociali) irreversibili ma tutte le nostre proposte hanno avuto, come riscontro, un interesse “peloso” e poco altro (magari fra qualche settimana, in vista delle elezioni, qualcuno proverà a farsi paladino -senza enfasi-delle le nostre ragioni).

Il quadro che ne esce è raccapricciante: l’illegalità continua a farla da padrona arricchendo tutti coloro che -ai margini della legalità- hanno introdotto, unilateralmente, contratti capestro, dentro (se accetti) a fuori (se rifiuti), continuano ad entrare nel settore i soggetti più disparati, convinti di fare “affari” comunque, considerato che non esiste un controllo -né a monte né a valle- delle regole. Tranne quando si tratta di sbandierare presunte infedeltà di Gestori che, magari, hanno solo ritardato di un giorno la comunicazione dei prezzi all’Osservatorio (unica Categoria, in Italia e forse al Mondo, obbligata ad una comunicazione inutile ogni otto giorni) e, per questo costretti a pagare 1.000,00 per ogni ritardata comunicazione. Anche di sei mesi prima.

In tutto questo l’industria petrolifera ed i privati titolari di impianto, continuano a comportarsi come se niente fosse e come se i tempi fossero normali: il Covid prima e la guerra in Ucraina poi dovrebbero almeno aver suggerito che il panorama sta cambiando velocemente e che a situazione eccezionale occorre rispondere con una posizione decisa.

Il tempo non gioca a favore del nostro settore e tantomeno a favore della distribuzione dei carburanti: i Gestori sono solo chiamati a “fare le sentinelle” di un’attrezzatura che sarà superata (prima ancora che nei fatti nelle teste di chi pensa “green” ma si comporta da “carbonaio”) in attesa di essere dismessi. Ed allora che si pretende dai Gestori? Forse il solo mantenimento di una struttura destinata alla rottamazione?

Al massimo, ai Gestori, sarà riservata un’attività di guardiana di colonnine elettriche che altri soggetti installeranno: ai Gestori una vita fatta di “mancette” da parte di qualche generoso automobilista che si approvvigionerà di energia elettrica (NON SI SA, PERO A QUALE PREZZO).

Ma questo aspetto sembra non interessare Mister Prezzi che, invece, si limita a chiedere a gran voce solo di verificare i distributori di carburante, senza neppure degnarsi di rispondere alle nostre osservazioni e che non provvede ad obbligare i distributori di elettricità a comunicare ai consumatori (che possono tranquillamente essere raggirati dai distributori di energia elettrica) quanto costa un Kilowattora.

I Gestori -nonostante l’attività di protesta e di proposta svolte dalle Organizzazioni- sono stati lasciati senza alcuna delle risposte che avevano chiesto.

E, intanto, gli adempimenti burocratici a carico della Categoria crescono e le risorse economiche a disposizione dei Gestori sono largamente insufficienti (anche a proposito di aumento dei prezzi e dell’energia elettrica).

Ogni giorno decine di impianti chiudono; centinaia di impianti perdono i Gestori costretti a passare nella fascia del precariato (appalto e associazione in partecipazione) se vogliono, in qualche modo “tirare a campare per non tirare le cuoia” mentre compagnie e retisti aprono nuovi impianti (senza chiudere nulla) nonostante l’erogato medio italiano sia il più basso in Europa.

Una contraddizione in termini che apparirebbe tale anche ad un osservatore sprovveduto.

Guai! A dire che è necessario chiudere impianti ormai destinati all’estinzione: anche un solo impianto aperto per questi eroi dei pezzi di carta di trasforma in un profitto con molti zeri, soprattutto se il Gestore per portare a casa la sua “giornata” è costretto a vendere in modalità servita che significa aggiungere ai profitti del titolare di impianto anche un differenziale di 200/400 €/Klt. E poco importa che, su quegli stessi impianti, il Gestore (o ciò che ne resta) languisce e rischia di perdere anche la casa che, con fatica, aveva acquistato negli anni.

Le responsabilità (il disinteresse dovuto alla scarsa conoscenza dei fenomeni) della politica sono chiare: non c’è un Ministro dello Sviluppo Economico o, adesso della Transizione Ecologica che non sia stato investito delle problematiche che abbiamo evidenziato. Eppure, niente si è mosso.

Sempre vagamente e sempre dopo innumerevoli insistenze, il Governo ci ha assicurato che il tema era all’ordine del giorno e che sarebbe stato affrontato.

Purtroppo solo vaghi impegni e, fino ad oggi, niente di tangibile.

La responsabilità dell’industria petrolifera che appare rintanata nel suo guscio è manifesta. Quello che manca ad un’industria alla ricerca del suo ruolo è la caratterizzazione di un colpo d’ala che trasformi in “cigno” il “brutto anatroccolo”. Innanzitutto andrebbe ricordato, ogni giorno e con gli stessi mezzi di chi vorrebbe seppellire il settore che senza quell’energia “brutta”, “sporca” e finanche cattiva, non può esserci alcuna transizione ecologica. Senza gli attuali approvvigionamenti petroliferi, il Paese si ferma e che per far andare le industrie (finanche quelle che producono elettricità) c’è bisogno del “combustibile” attuale (qualcuno riparla addirittura di carbone) e di un serio piano che definisca, con tempi legati alla ragione e non all’emozione, il pacchetto di misure che dovrebbe guidarci -tra pari- verso la nuova frontiera. Non si tratta di non scegliere per evitare di inimicarsi tutti i fautori delle energie alternative (forse se cominciassimo da un processo di integrazione non sarebbe male) ad ogni costo che, ogni giorno, bombardano l’opinione pubblica con la minaccia dell’approssimarsi del giorno del Giudizio Universale con i quattro Cavalieri dell’Apocalisse schierati a difendere l’approvvigionamento elettrico (con quali reti e con quali capacità produttive non viene precisato). Spesso, sono quelli che predicano bene e razzolano male ad alzare la voce più di quanto sarebbe necessario! Proprio nella scelta di non combattere questa battaglia (di verità), fino in fondo, sta la sconfitta già segnata di questo settore.

La responsabilità, inoltre, va ricercata nei cosiddetti “retisti privati” che si sono ricavati uno spazio economicamente “interessante” fra l’arretramento -prima di tutto concettuale- dell’industria petrolifere ed un mercato senza regole nel quale “ciascuno (ma non i Gestori) fa’ un po’ come gli pare”. Tanto i controlli anche qualitativi sono assenti, le norme sono disattese (visto che non ci sono penali se non l’istituto della revoca che, però, non è mai stato attivato) e ciascuno pensa di vivere il “momento magico” nel quale è possibile affastellare risorse e utili.

Certo anche per loro arriverà il giorno del Giudizio e saranno pronti a rinnegare quel mercato “straccione” che hanno contribuito a costruire (anche se, in cuor loro sperano che continui a riproporsi in perpetuo). Ma, non possiamo far finta di niente e sostenere che tutto il buono sta dalla nostra parte: ci vuole il coraggio per fare una consapevole autocritica. Abbiamo forse favorito la nascita e la crescita -sull’onda dei cosiddetti “leoni da tastiera” a cui non va bene niente- di tante piccole realtà individuali (o poco più) attraverso le quali alzare i toni e gli obiettivi senza poi, in occasione di iniziative sindacali, disertare perché non colgono appieno i desiderata di una decina o un centinaio di Gestori (spessissimo anonimi)?

Può darsi!
E’ inutile, qui, sciorinare tutte le cose che abbiamo proposto e realizzato (nel corso degli anni) e che ancora tengono a galla -ancorché con l’acqua alla gola- la Categoria.

E’ superfluo ricordare come una Categoria disunita abbia consentito a singoli Gestori di barattare le conquiste per una presunta “imprenditorialità” (?).

E’ infantile sostenere che la responsabilità sia sempre di qualcun altro e che il “mio giardino” è il più verde della Contea”.

Bisogna, in altre parole, saper accettare con consapevolezza, i propri limiti e cercare di imparare dai propri errori.

Adesso non c’è più tempo: o la Categoria decide di promuovere una forte mobilitazione -senza distinguo e senza stare a guardare se il collega -un po’ crumiro- è rimasto aperto (così come fanno le gestioni dirette)- o non c’è alcuna possibilità di futuro.

Di questo bisogna avere contezza. D’altra parte questa Categoria, nei momenti topici ha saputo ritrovare nell’unità e nella mobilitazione le ragioni stesse dello stare insieme e di rilanciare per difendere i propri diritti e la propria dignità.

Quanto durerà, ancora questa settore (almeno per come lo abbiamo conosciuto)? È una domanda che, sempre più spesso, i Gestori si pongono.

La risposta è che nessuno ha la sfera di cristallo per dirlo con certezza. Ma se non si porrà un freno alla deriva, forse tre anni. Forse cinque. Poi uno tsunami spazzerà via quello che è rimasto.

E’ questo ciò che vogliamo?
In fondo quando hai un problema serio di salute non ti preoccupi del dolore ma pensi a come salvare la tua vita senza crucciarti per l’invasività delle cure.

Ecco, i Gestori sono esattamente in questa condizione.

Diceva Brecht:
“Con chi non siederebbe l’uomo giusto per aiutare la giustizia? Quale medicina sa troppo d’amaro al moribondo? A quale bassezza non scenderesti per sterminare la bassezza? …… Tu, chi sei? Affoga nella lordura e abbraccia il boia, ma trasforma il mondo: ne ha bisogno!

FORSE E’ ARRIVATO IL MOMENTO DI DIRE BASTA, PERCHE’ I GESTORI SONO STUFI DI ESSERE CONSIDERATI CARNE DA MACELLO PER ARRICCHIRE I PROFITTATORI. VECCHI E NUOVI. E’ NECESSARIO, PER INVERTIRE LA TENDENZA, PROCLAMARE UNO SCIOPERO DALL’ADESIONE COMPATTA IN TEMPI RISTRETTISSIMI. AI LADRI DI FUTURO DELLA NOSTRA CATEGORIA NON DOBBIAMO LASCIARE IL TEMPO DI “LECCARSI I BAFFI”.


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